Saturday, March 18, 2006

HOUSE BREAKING - Biografia ufficiale 1995/96










HOUSE BREAKING - Biografia ufficiale 1995/96


Ladies & gentlemen: introducing House Breaking…


Perché scrivere una biografia-racconto sugli House Breaking? Semplicemente per il personale gusto di farlo e per fissare una lunga serie di ricordi un tempo malamente scritti su carta e probabilmente destinati a perdersi. Tutto qui. A meno che non vi chiamiate Lester Bangs o Claudio Sorge, scrivere biografie è cosa tutt'altro che facile.
Il rischio che si corre è di non risultare sufficientemente obbiettivi o peggio di cadere in banali mitizzazioni.
O peggio ancora di annaspare tra informazioni secondarie a scapito di dati di maggior rilievo. Ebbene, il mio compito (che parolona…) in questo frangente è stato ancora più arduo dato che presi anch' io parte a molti degli avvenimenti in seguito trattati. Per evitare dunque di cadere (facilmente) in fuorvianti contraddizioni ho preferito che il tutto fosse descritto come un resoconto il più fedele possibile, limitando i commenti strettamente personali, presenti soltanto ove li ho ritenuti necessari secondo la mia discrezionalità.
Ovvero praticamente ovunque. Almeno... queste erano le mie intenzioni prima di cominciare a scrivere.
Che le abbia rispettate o meno è tutto da vedere.
Se qualcuno, leggendo queste pagine, per una qualunque ragione ritenesse di essere stato offeso, vilipeso etc. si ricordi che ha già le mie scuse anticipate pronte a rinfrancarlo.
Per favore, non fatemi causa: peace & love to everybody. In seconda battuta, vorrei chiarire che quanto segue non ha la pretesa di essere considerato un opus assolutamente perfetto sia dal punto di vista formale che da quello del contenuto, figuriamoci. Il motivo di ciò è presto detto: il tutto è stato scritto di getto e senza troppi ripensamenti. Ho seguito questa strada soprattutto per imprimere al testo maggiore credibilità e per evitare di renderlo troppo artificioso. Prendetelo quindi come un flusso continuo di emozioni. Non posso immaginare, allo stato delle cose, se il racconto in questione verrà un giorno letto da qualcuno. Se questo accadrà però mi piacerebbe che il lettore (o magari una bella lettrice, ooops!) pensasse che si tratta di una storia interessante, contrastante, ma anche (anzi soprattutto) sincera. Qualora poi pensasse che è anche scritta degnamente non potrei che esserne ulteriormente lieto.“House Breaking: 1995 - 1996” non ha alcuna pretesa, di nessun genere, insomma cerca di essere come furono gli HB in quel periodo, per certi versi, irripetibile. Qui non troverete molto sex ‘n drugs…ma solo rozzissimo rock ’n roll.
A tonnellate.
Enjoy it.


CAPITOLO 1
So Far… So Good… So What… le origini lontane

Non essendo un componente originario degli HB non posso indicare con assoluta certezza quando iniziarono la loro avventura, tanto meno quelli che furono i motivi che li indussero ad intraprendere un viaggio che sarebbe durato per oltre un anno. Per quel che ne so, gli HB nacquero nei primi mesi del 1995 da una idea di Bruno De Sanctis e Marco Noschese. Del primo avremo modo di parlare in maniera più estesa in seguito, quindi è su Marco che dobbiamo ora concentrare la nostra attenzione. Meglio noto con il soprannome di “Sarcofago” (derivatogli da una oscura black - death metal band di cui il nostro è probabilmente uno dei pochi estimatori a livello planetario!), Marco Noschese è da sempre stato letteralmente ossessionato dall’ idea di mettere su un gruppo e, sino all’ esperienza con gli HB, i suoi tentativi erano stati costellati da altrettanti insuccessi (al suo attivo vari gruppi “fantasma” – memorabili i Brutal Virus, demo registrati con stereo portatile, intro più lunghi dei brani, flyers – rigorosamente - scritti a mano etc. etc.). Comunque sia, nel momento in cui si unì (in senso musicale, intendiamoci...) al suddetto Bruno, le cose per Sarcofago sembrarono volgere al meglio dato che i due furono raggiunti (circa un paio di mesi dopo le prime, disastrose, prove) da alcuni “nomi illustri”…


CAPITOLO 2
Born To Be Wild: nascono gli HB

Secondo voi, Marco e Bruno avrebbero mai potuto continuare l’avventura da soli o, peggio, prendendo in prestito da famigerate band locali pseudo - musicisti svogliati e presuntuosi?Penso proprio di no.Penso sia stata la stessa cosa che avranno pensato Mariano Fontane e Michele Petrecca (ovvero i “nomi illustri” di cui sopra) che decisero di collaborare con i due giovincelli.I motivi di questa collaborazione ancora oggi non li ho ben compresi.
Probabilmente perché non ci sono. Mi riesce difficile pensare come due persone (musicalmente assai smaliziate) quali Mariano e Michele abbiano (spero razionalmente) deciso di dar vita ad un progetto la cui metà, seppur ricca di entusiasmo, era contraddistinta da penose carenze tecniche e, soprattutto, da una gran dose di ingenuità. Fondamentalmente credo che le motivazioni che li indussero a questa decisione (apparentemente alquanto avventata) furono due: evitare ai due giovani brutte figure ed, in secondo luogo, tornare a far parte dell’agonizzante scena musicale locale, da cui si erano allontanati per ragioni di lavoro e per adempiere agli obblighi di leva. Il primo problema che si presentò agli House Breaking (questo fu il nome scelto, dopo aver accantonato l’originario, imbarazzante, Popcorn Scaduti) fu quello di trovare un bassista che potesse occupare un posto vacante sin dall’inizio. La scelta cadde sull’oscuro Davide (cognome… ignoto), (nel bene e nel male) un passato nei Preachers (ennesima joke band locale) ed un presente (ed anche un futuro) da alcolista (e non solo purtroppo…).


CAPITOLO 3
Crazy Train: si comincia a fare sul serio

Stabilizzata la formazione, gli HB, con Mariano e Bruno alle chitarre, Davide al basso, Michele dietro le pelli e Marco alla voce, iniziarono le prime vere prove dalle quali emerse immediatamente l’impossibilità del cantante a distaccarsi dalle tonalità gutturali (avete presente un lavandino intasato?) che l’avevano reso famoso (si fa per dire!) nel circondario.
Il caso volle che la prima volta (Aprile ’95) che assistetti alle prove degli HB si presentò (sempre come ascoltatore) Marcello Zabot, altro “nome illustre”, reduce da varie esperienze musicali nelle quali si era sempre messo in evidenza come frontman affidabile. Quasi è superfluo dire che a Marcello fu quasi proposto all’istante di entrare nel gruppo come vocalist, proposta di fronte alla quale il nostro apparve titubante (per non più di trenta secondi!), ma che accettò con rinnovato entusiasmo. Le conseguenze di ciò non si fecero attendere: da un lato il “licenziato” Sarcofago cominciò a sparlare a più non posso sui suoi ex compagni d’avventura (atteggiamento questo, tipico dei “musicisti” cassinati) che, a parere mio, l’avevano aiutato in tutti i modi (non solo nella band). Dall’altro lato, crebbe l’interesse intorno agli HB. I primi mesi della rinnovata formazione furono caratterizzati da innumerevoli prove finalizzate ad acquisire un affiatamento agli inizi inimmaginabile e ad allestire un repertorio per futuri live shows. Da una delle suddette prove fu tratta anche una registrazione audio - video grazie all’incommensurabile aiuto del mitico padre di Marcello, capace di cimentarsi alla chitarra in brani di Santana e Clash!) in cui feci anch’io un’ apparizione come corista in ”Antisocial” (il brano dei francesi Trust, poi portato al successo dagli Anthrax, quelli veri, non le patetiche macchiette di oggi). Naturalmente (almeno per noi) tale registrazione fu in seguito ripetuta in quanto il buon padre di Marcello, per eccesso di entusiasmo, dimenticò di registrare anche l’audio, davvero strepitoso (come Marcello d’altronde, abbigliato con t-shirt “smanicata” dei Megadeth e mimetica d'ordinanza!)!


CAPITOLO 4
Garage Days: i primi concerti

E finalmente giunse il momento del fatidico primo concerto. Non posso che ricordare con grande piacere il viaggio iniziato dalla sala prove ubicata in quel di Piedimonte S. Germano con destinazione Formia.La piccola comitiva era formata da due macchine.Nella prima trovavano posto Marcello (abbigliato con chiodo d’ordinanza e nervosissimo) e relativo fratello (riconoscibilissimo dal cappellino della Juventus!), Bruno ed un crucciato Michele (preoccupato per il previo sopralluogo nel centro sociale ove si sarebbe tenuto il concerto). Nella seconda auto sedevano invece Mariano ed il sottoscritto (prontamente arruolato come roadie), trasportando anche il drum kit, automobile che avrebbe dato prova di scarsa affidabilità durante il tragitto attraverso una serie di rumori non ben definiti (oggetto di una lunga serie di battute tra il tragico ed il divertito da parte mia e di Mariano). Arrivati al centro sociale, prima delusione, almeno per me. Il luogo infatti non era altro che una vecchia fabbrica in disuso, “popolata” da “anarchici” (le virgolette non sono un refuso) che ci diedero il benvenuto con una frase memorabile (“Chi cazzo siete voi?”). Inutile o quasi notare che i soggetti in questione non avevano neppure la più pallida idea di cosa fosse la vera anarchia e che si rivelarono essere solamente dei figli di papà che avevano occupato la fabbrica in cerca di forti (secondo me nemmeno tanto) emozioni estive (si era nel mese di Giugno). Ovviamente scoppiò subito una diatriba con Mariano ed io (da una parte) ed un bestione ignorante con t-shirt dei Dead Kennedys ("Holidays in Cambodia”, che disco!) dall’altra. Risultato? Lasciammo stare dopo aver capito che il figuro altro non era che un demente. Il secondo passo fu il trasporto della strumentazione (e nessuno mosse un solo dito per aiutarci, come non lo mosse un già “perso” Davide). Che dire poi dell’altro gruppo con cui suonarono gli HB quella sera? Ridicoli punk sulla quarantina, autentiche nullità sia come musicisti che come persone. Tornando al concerto (che io ripresi, sopportando stoicamente gli sfottò di numerosi presenti…sapete come è…”fa molto punk” prendere per il culo qualcuno intento a riprendere i suoi amici sul palco…), sicuramente fu tutt’altro che esaltante. Affiatamento all’improvviso scomparso, suoni nemmeno definibili come tali, un Davide da dimenticare (completamente “sconvolto”), un pubblico che se avessi suonato io lo avrei preso a calci, un intro (“Smoke On The Water"! tutt’altro che azzeccato in quel contesto e, per ultimo, un Marcello con cappellino della Ferrari (dove l’avesse preso e, soprattutto, perché l’avesse messo ce lo stiamo ancora chiedendo…) oggetto di derisione continua da parte del pubblico.Fu per tutti questi motivi che, a concerto ultimato, gli HB decisero di sostituire Davide.Da ricordare che, sulla strada del ritorno, un infuriato Marcello sbagliò direzione finendo a Gaeta! Un episodio a dir poco memorabile!). Rientrati (dopo mille peripezie ed altrettanti sfoghi da parte di un Mariano molto amareggiato) in saletta quella stessa sera gli HB si riunirono, a lume di candela (dato che Orazio, il proprietario, nonostante previo accordo, aveva ben pensato di staccare la corrente) per decidere sul nuovo bassista. La scelta cadde su Raffaele "Bastiano" Rodia, un bassista non eccelso, ma con un minimo d’esperienza, mentre la mia proposta cadde nel vuoto, anche perché non insistetti più di tanto. Di quella famosa riunione, tenutasi alle tre del mattino, non posso che dimenticare la rabbia della band nei confronti di Davide (individuato come principale responsabile della brutta figura generale) e la grande fretta di Marcello, che la giustificava con il sonno che avrebbe dovuto avere il fratello (che invece sbottava dicendo: “Io non ho sonno”), davvero una scena da Oscar. Comunque sia due soli giorni dopo lo sfortunato esordio gli HB erano di nuovo pronti a tornare su un palco, questa volta a Cassino (e per giunta davanti al Tribunale!), in occasione di una manifestazione organizzata dal Liceo Artistico e procurata da Bruno, studente di quella scuola.Constatazione: anche in quella circostanza i nostri non poterono usufruire di adeguati mezzi tecnici, ma il tutto si risolse in una gran festa dove nemmeno sarebbe stato giusto pretendere più di tanto. Il concerto degli HB non fu malvagio, però nemmeno esaltante.Suonarono quattro brani (l’ originale “House Breaking”, “Anarchy In The UK” - Sex Pistols, “Antisocial” - Trust, “Motivator” - UK Subs) e feci il mio esordio come corista (i Motley Crue avevano come coriste due fighe da urlo… gli HB me!). Ancora oggi mi chiedo dove trovai il coraggio dato che: a) non avevo mai provato con il gruppo; b) non avevo mai cantato davanti ad un pubblico; c) ero alle strette finali per un terrificante esame di Diritto Privato.Una sola cosa è certa: ero sobrio, dunque la decisone fu presa in totale incoscienza (o spirito punk, scegliete voi). Da menzionare, ancora una volta, la prova di Marcello (ancora con cappellino della Ferrari che, cadendogli, gli suscitava un' immediata, clamorosa bestemmia !), capace di intimorire le ragazze presenti nelle prime file con una serie di movenze non proprio ortodosse, seppur indubbiamente ammirevoli.
Immaginate un Henry Rollins stressato dopo un turno di otto ore in fabbrica ed avrete una vaga idea di Marcello. “animale da palco”. Da antologia del rock poi il suo incipit del concerto: “(…) in questa bella giornata di sole…dall’album "Nevermind The Bollocks"… "Smells Like Teen Spiriiiiiiiiiiitttt"!!!”. Ma i guai per gli HB non erano ancora finiti…



CAPITOLO 5
Good Times, Bad Times: il bassista definitivo… almeno per un po’…

Sicuramente gli HB non avevano troppa fortuna con i bassisti.
Anzi non avevano proprio fortuna. Infatti, circa una settimana dopo il secondo – discreto –concerto, i nostri furono letteralmente costretti a “licenziare” Raffaele “Bastiano “ Rodia, i motivi? Lo scarso impegno dimostrato nonostante l’occasione concessagli (scarsa serietà di cui avevo già messo al corrente Mariano nel momento in cui Raffaele era stato prescelto, come poi mi fu riconosciuto). Certamente quando venne a sapere di essere stato estromesso dal gruppo non la prese bene; iniziò a criticare a destra e a manca, telefonandomi per complimentarsi dato che ero stato scelto per sostituirlo e (badate bene, tutto nello stesso tempi) andando in giro a criticarmi dato che a suo dire avevo convinto il resto del gruppo a cacciarlo. Come avrete capito...ero diventato il nuovo bassista. Di sicuro per gli HB non si trattava della scelta più logica in quanto non solo non avevo mai suonato il basso ma potevo ormai considerarmi anche un ex chitarrista. Perché mai quindi la scelta cadde (letteralmente) su di me e non su Mario “so tutto io” Torcinaro che si era auto-candidato al posto proclamando: “Sono anche andato a lezione di basso da…”? Credo perché conoscevo ed ero in amicizia con almeno i ¾ del gruppo ormai da vari anni ed anche perché il citato Mario (per inciso: un bravo ragazzo all'epoca ossessionato dai guitar heroes, come molti di noi d'altronde) non era affatto ben visto a cause delle sue manie di perfezionismo (a volte era davvero difficile sopportarlo). A dirla tutta, a mia entrata gli HB fu una sorpresa anche me. In una calda mattina di Giugno infatti, sul presto (saranno state le otto), Mariano e Bruno (che già erano passati a casa mia per il consueto scambio di materiale fonografico… leggi: registrazioni a manetta di cd e delle leggendarie audio cassette Sony/TDK 90), stufi dell’ennesima “buca” di Raffaele (che, tra l’altro, abitava a un tiro di schioppo da casa mia), bussarono di nuovo.“Scendi Cristià”, con queste parole urlate al citofono Mariano mi annunciava l’ingresso nel gruppo e io non me lo feci ripetere due volte (misi un paio di scarpe e via, senza nemmeno cambiarmi, davanti agli occhi divertiti di mia madre), nonostante fossi impegnato nella prima, vera, dura sessione di esami universitari. E’ così che cominciò il mio primo giorno negli HB. L’accoglienza che mi riservarono fu grandiosa…e come poteva essere altrimenti? Solo Michele era un po’ titubante (a ragione). Incredibile il pluri menzionato Marcello che, vedendomi, esclamò felice come un bambino: “Porco d**…con te possiamo fare anche i Voivod!”. Sono queste le cose per cui vale la pena vivere.Nello stesso giorno mi furono mostrate le parti da imparare di una serie memorabile di brani: “House Breaking”, “Smells Like Teen Spirit”, “Antisocial”, “Motivator”, “Clash City Rockers” (curiosamente a quei tempi i Clash non mi dicevano un granchè oggi invece li adoro alla follia), “Anarchy In The UK”, “Running free” (devo scrivere di chi è?) e “Assassin” (brano omonimo un’ oscura thrash band tedesca adorata da Marcello).Sicuramente il compito che mi attendeva non era facilissimo, visto che il basso in precedenza non l’avevo mai sfiorato. Nemmeno col pensiero. Normale quindi che, prima e dopo le prove che seguirono, passassi il tempo a massacrarmi le dita a suonare quei brani a casa mia, cercando di eseguirli nella maniera più vicina possibile a quegli immortali originali.Però non credo di esagerare dicendo che il periodo che seguì sia stato il più spassoso della mia carriera musicale (OK ne seguirono altri ben più ricchi di soddisfazioni con altri musicisti, soprattutto da quando la musica è diventata la mia fonte di reddito, ma questo è un altro discorso). Immaginate un gruppo di amici che suonano (mossi solo dalla passione, cosa rara oggidì) in una caldissima saletta, sperduta nella campagna ciociara, a volumi altissimi ed in assoluta spensieratezza.Un autentico spasso, caratterizzato da una serie di episodi, bestemmie e battutacce che avrebbero bisogno di un intero libro per essere descritte. Tra i tanti, un episodio mi è rimasto impresso: Bruno, partito con la famiglia per una breve vacanza, dopo gli esami di maturità, fu sostituito da Marcello – arrivato alle prove con una Maserati del cognato, parcheggiata ad 1 cm. dal muro! – che riproponeva le parti di chitarra a voce...un precursore dei Fantomas di Mike Patton! E come non ricordare poi Michele che, memore del periodo della naja, si esibeva nel “lancio perfetto della granata”?
Che tempi…


CAPITOLO 6
In Union We Stand: i membri degli HB (ehm…non fraintendete)

Prima di andare avanti vorrei aprire una parentesi parlandovi un po’ più in particolare dei membri degli HB, iniziando dalla vera anima degli HB ovvero Mariano Fontane (25 anni all’epoca, oggi 33enne e felicemente sposato). Prima dell’esperienza con gli HB aveva già avuto modo di mettersi in luce con i Nevermind (e, seppur per un brevissimo periodo di tempo con i più noti Nemesis), gruppo punk - metal che fu tra i primi della zona a proporre certe sonorità.
La prima volta che lo vidi fu su 1 foto apparsa sulla Bibbia metal italiana Metal Shock.Chitarrista senza tanti fronzoli e del tutto disinteressato al mero esibizionismo, Mariano è sempre stato il più convinto nel portare avanti gli HB, con una coerenza e una convinzione (testardaggine?) che pochi hanno. E' un idealista, purtroppo (o per fortuna) per lui al 100%.Dal punto di vista umano aggiungo solo che (a Cassino) è una delle poche persone di cui ci si possa fidare ciecamente, anche se personalmente, per una serie di ragioni (anche banali), non ho più rapporti con lui (per sua “fortuna”). Nei Nevermind suonava con Michele Petrecca (anch’egli oggi 33enne), ovvero il batterista degli HB. Di Michele non posso dirvi tanto visto che non lo conosco benissimo (ed ha un carattere alquanto chiuso, quindi…). Dal punto di vista musicale è un elemento molto valido (tecnicamente non è un “mostro” però è molto preciso), come persona è invece alquanto discutibile (burbero, scontroso e politicamente schierato a destra, almeno credo), a volte terribilmente cinico, ma non credo sia cattivo e non lo vedrò da circa cinque anni.Passando a Marcello (oggi 33enne e convolato a nozze da un paio d’anni) che dirvi?Prima degli HB aveva già fatto parte dei Nevermind e degli ottimi Hatred thrash band valida ma dallo sfortunato destino) insieme a Michele; è un cantante dotato di una notevole voce (per me mai sfruttata appieno) e capace di esibizioni on stage al fulmicotone (spesso davanti a suo padre!), ha sempre mantenuto altissimo il morale del gruppo, semplicemente comportandosi in maniera naturale per lui… ma non per gli altri (scherzo!).
Incredibile un suo concerto con gli Hatred svoltosi anni addietro in un locale per anziani presso S. Giorgio a Liri, roba che molti ancora lo ricordano. Si tratta di un’ ottima persona, di certo la più genuina che conosca e che ho rivisto recentemente ad un concerto: non è cambiato per niente. Grazie a dio. Gli anni passano, i chili aumentano, ma la voglia di musica è sempre quella di un ragazzino di fronte al primo disco.Venendo a Bruno De Sanctis (17 anni all’epoca, oggi 24enne) che dire? Musicalmente era (e spero sia ancora oggi) bravissimo e potrebbe esserlo ancor di più se si spogliasse di certi atteggiamenti e di qualche pregiudizio.Prima degli HB aveva avuto solamente esperienze di scarso rilievo, completamente da dimenticare.Dal punto di vista umano non posso rimproverargli quasi niente, è un ragazzo dal cuore d’oro e credo che crescendo avrà abbandonato anche quella dose di infantilismo che a volte emergeva 8anche lui…saranno cinque o sei anni che non lo vedo). Ed infine ci sono io, Cristiano Mastrangeli (21 anni a quei tempi… 29 oggi… arggg!!!), all’inizio impegnato al basso.Autodescriversi non è mai cosa facile (e positiva, aggiungo io), comunque…prima degli HB avevo avuto esperienze musicali tutt’altro che brillanti con una fun band chiamata Dust Of Death, nella quale si passava più tempo a litigare che a suonare, nonché una parentesi nei thrashers Insurrezione (fortunatamente brevissima).Dal punto di vista umano non posso dire niente di me, lascio che siano gli altri a farlo, sperando (nemmeno tanto… but who cares?) nella buona opinione che abbiano di me. Dopo gli HB ho avuto altre esperienze musicali, molto valide e con bellissimi ricordi. Posso dire di… aver rischiato di farcela (come musicista intendo) ma di non esserci riuscito (soprattutto per colpe mie ed una buona dose di ingenuità), ho appeso da un paio d’anni lo strumento al chiodo e sono riuscito ad entrare in una major discografica. Magari non è la carriera che sognavo da adolescente, ma ne sono stra-stra-stra-stra (devo continuare?) soddisfatto (alla faccia di chi proclama eterna fedeltà alle realtà "alternative" od "underground"). Il bassista di cui presi il posto Davide è invece stato stroncato da un' overdose circa quattro anni fa e, ancora oggi, nessuno mi leva dalla mente che la sua sia stata una fine (tristemente) inevitabile.
Sarò retorico, ma credo che sia stato un punk sino in fondo, almeno mi piace ricordarlo così: sandali da mare, un apribottiglie appeso al collo, una macchina scassata, ma una persona sincera e spontanea come poche ce ne sono.
Questo era Davide.
A cui mi piacerebbe che queste pagine fossero dedicate.


CAPITOLO 7
Live After Death: i concerti del riscatto

E giunse finalmente il tanto atteso giorno del primo concerto con la nuova formazione: 30 Luglio 1995, festa di Rifondazione Comunista, presso la Villa Comunale di Cassino. Alla prova generale della mattina subito sorse il primo di una lunga serie di problemi: Marcello non si presentò (giustificandosi, secondo noi senza alcun motivo, nel dover aiutare un non ben identificato parente…. mah!). In seguito, interpellato telefonicamente per comunicargli l’ora del soundcheck, esclamava (in modo poi divenuto materia di leggenda locale): “Devo venire a provare il microfono?”. Incredibile. I guai però non erano finiti: Giove Pluvio (o quel porco di d**, a seconda dei casi) decise di accanirsi contro noi malcapitati rovesciando temporali di proporzioni bibliche. Profeticamente previsti da Michele, visto sempre più come un terribile iettatore.Questo per tacere degli altri imprevisti (tra cui un’organizzazione che ci diede dieci minuti – sì, avete letto bene! – per suonare ed un soundcheck in cui mi ritrovai a provare con il batterista più arrogante del pianeta, componente degli headliner Band Of Joy (nomen omen, come ripetevano i Latini).Quella stessa sera suonarono anche gli Insurrezione, formati da: un cantante afono e impegnato – a parole – socialmente, oggi sposato e finito a fare il ragioniere stile “italianomedio” (Igor); un bassista… con un basso più di grande di lui e che non vedo da cinque / sei anni (Francesco Albergamo), un chitarrista innamorato del suo modo di suonare ed oggi “redentosi” (Mario Torcinaro). Ed infine un grande batterista (Stefano Scardamaglia, anche lui ormai sposato e fuori dal giro musicale). Per ingannare (il tempo e, soprattutto, il nervosismo…nemmeno fossimo stati headliner al festival di Donington!) decidemmo di recarci alla stazione ferroviaria accompagnati da Anita (oggi felice Sig.ra Fontane), dove Michele espletò i suoi bisogni fisiologici.Mai decisione fu più saggia! Tornati sul luogo dello show ed accolti da un Marcello furibondo per il tempo infame (ed autore di alcune delle più tremende bestemmie mai pronunciate sul suolo italico!) ci accingemmo a salire sul palco ed il fatidico momento arrivò.Solo chi ha suonato dal vivo può capire cosa si prova in quegli attimi, l’ adrenalina che ti scorre velocissima nelle vene e ti elettrizza e la felicità ti riempie l’anima. Non credo di esagerare che lo spettacolo da noi offerto quella sera fu notevole, suonammo solo quattro brani (“House Breaking”, “My motivator”, “Antisocial”, “Assassin”), ma con una carica ed una ferocia spaventosa. Tecnicamente perfetti (Mariano e Bruno davvero micidiali, Michele che non sbagliava un colpo, Marcello invasato come nemmeno lo era Cronos ai suoi tempi ed io, nel mio piccolo, molto preciso), nonostante suonassimo praticamente alla cieca grazie a fonici che di mestiere avrebbero dovuto fare tutt’altro! Non mi meraviglia che fummo il gruppo più applaudito della serata (da cinetica Marcello che sbatte i pugni sulle assi del palco facendolo traballare!) e serata conclusasi con una sana bevuta…a nostre spese (alla faccia del Comunismo degli organizzatori!) e con il trasporto della strumentazione a Piedimonte, sempre da parte dell’infaticabile Mariano, col resto del gruppo al seguito. Il day after ci avrebbe riservato un’altra piacevolissima sorpresa…infatti, non ben precisate persone, ci comunicarono che avremmo suonato il 2 Agosto al Festival Beer e (udite, udite) senza dover pagare nemmeno una lira all’ambiguo organizzatore Cicero. Si avverava un sogno, ovvero suonare su un palco davvero bellissimo e di fronte a una moltitudine di persone (ovviamente lì non per noi… figuriamoci!). Come previsto da Michele (ormai la nostra “Sibilla Cumana”) non tutto doveva filare liscio, anzi; il 2 Agosto, infatti, Giove Pluvio si ricordava di noi riversando un autentico nubifragio su Cassino ed impedendoci di effettuare il sound check, tra le imprecazioni di un Marcello sempre più blasfemo. Comunque sia, alla fine riuscimmo a salire sul palco (nervosi ed irati come non mai) e dovendo sopportare una presentazione chilometrica e snervante da parte di idiota chiamato presentatore (da me poi definito “quell’uomo è un mito”, ma questa è un’ altra storia).Come se non bastasse fummo anche costretti a “recuperare” (chiamandolo dal palco) Marcello, nel frattempo andato tranquillamente a comprare una bottiglia d’acqua (appena salito sul palco lo perdonammo subito: fece un ingresso spettacolare con braccia alzate e segno delle corna stile vecchio metal singer)! Lo spettacolo che offrimmo fu buono, anche se non esaltante.
Suonavamo col freno a mano tirato e non neanche oggi ne conosco il perchè.Che qualcosa dovesse andare storto lo capimmo dalle battute iniziali quando (nel mezzo del primo brano) Michele…si vide sfuggire una cassa, prontamente risistemata grazie all’onnipresente Stefano degli Insurrezione.Suonammo solo tre brani (“House Breaking”, “Assassin” e “Antisocial”), ancora una volta danneggiati da un sound precario manipolato da babbei travestiti da fonici.Sicuramente non sfigurammo (nemmeno a confronto dei più celebrati – si fa per dire -Tremors guidati quella sera da un redivivo - irriconoscibile Mirko), ma il solo Marcello (nuovamente con t-shirt da hooligan) si comportò come da copione. Alla fine però tutti soddisfatti (compresi i miei genitori che avevano assistito compiaciuti alla show e che avevo trovato a chiacchierare allegramente con Marcello nel back stage) per la performance e conclusione fotografica con session fotografica (cui Michele voleva all’inizio sottrarsi… poi è risultato quello più fotogenico) ed infine, solenne bevuta. Ci lasciammo con la promessa di incontrarci per i concerti previsti per Settembre e andammo tutti in vacanza (davvero meritata).


CAPITOLO 8
Die Die My Darling: House Breaking addio

Quasi mi dispiacque partire per le vacanze, lasciando il gruppo nel momento del suo massimo fulgore (leggi: massima decenza mai raggiunta). Curiosamente provammo anche un tastierista, un certo Maurizio Mazzarella, faccia da bambino, totale inesperienza (non aveva mai suonato con qualcuno… e mai lo fece in seguito) e completa ignoranza musicale (non sapeva nemmeno cosa stessimo facendo… non aggiungo altro).
Per (soprattutto sua) fortuna, assistette solamente a un paio di nostre prove, mi chiedo ancora oggi chi ebbe l’idea di inglobarlo nel gruppo. Ripensandoci, era come se avessi previsto qualcosa. Più volte durante quelle vacanze la mia mente tornò a quei due concerti (lo stesso credo sia avvenuto per gli altri membri, ma forse mi sbaglio), così il ritorno (anticipato di parecchio) lo accolsi quasi come una liberazione, anche se un evento inatteso era dietro l’angolo. Lasciandoci ai primi di Agosto ci eravamo accordati che ci saremmo ritrovati ad Aquino per il concerto della festa di Rifondazione Comunista; c’eravamo tutti…tranne Michele. Fino all’ultimo sperammo che si presentasse. Ma così non fu. Inutile dire che fu una delusione immensa (come se ad un appuntamento invece di presentarsi Tracy Lords… si presentasse Milly D’Abbraccio, non ti dispiace, ma rimani parecchio deluso…), assorbita da Mariano e Bruno con una sbornia colossale, da me e Marcello nella frustrazione più nera (e con una serie di bestemmie terrificanti da parte del buon Zabot… con la sua ragazza… presente e, comprensibilmente, allibita).Purtroppo la serata finì ancora peggio di come era iniziata.Decidemmo infatti (mi chiedo ancora il perché) di suonare “Assassin”… senza batterista. Fu un flop clamoroso, fortunatamente bloccato sul nascere da Marcello e me (e che dire poi del penoso spettacolo offerto poi da Bruno accompagnato dal “resuscitato” Davide e Stefano per una sgangheratissima versione di “Anarchy in the UK”)?. Tornammo quindi mestamente nella nostra saletta, io con Marcello, Bruno con Mariano. Durante il viaggio, un Marcello davvero distrutto mi manifestò il suo proposito di abbandonare il gruppo, chiedendomi inoltre (a ripetizione) di guidare la macchina di Mariano a Cassino (se non è affetto questo…). Arrivati alla sala prove, tenemmo una breve riunione nella quale Mariano (ripresosi quasi del tutto) cercò di calmare me e Marcello, alla fine decidemmo di riparlarne a mente fredda, ma da quel giorno gli HB non furono più gli stessi.Come se non bastasse, il giorno seguente, si profilò la possibilità di suonare al pub Excalibur (altra meta da noi ambita); irreperibilità di Michele e gli impegni di lavoro da parte di Marcello, sommate alla grandissima voglia di suonare ci stavano per indurre a suonare con questa formazione: io al basso e voce, Bruno e Mariano alle chitarre ed un non meglio identificato batterista (per l’occasione ubriaco) e che io avevo violentemente insultato l’anno prima, nello stesso momento in cui avevo capito chi fosse (ossia un borghesuccio ignorante e viziato). Alla fine Mariano ed io (fortunatamente) decidemmo di non suonare, a differenza di Bruno che suonò col suddetto batterista più il solito Davide al basso e voce. Che pena vederli. La serata si concluse con gli Insurrezione (bravissimi ad Aquino ma molto imprecisi quella sera). Nei giorni successivi decidemmo il futuro del gruppo: Marcello lasciava (lo ritroveremo poi in una cover band dei Dream Theater, con la quale suonerà la sua musica preferita coronando un lungo sogno), mentre Michele (rimasto calmo ed imperturbabile come se nulla fosse successo) veniva estromesso senza troppi fronzoli.


CAPITOLO 9
Hit The Lights: si ricomincia

Il terzetto superstite decideva di continuare. Le ricerche di un nuovo batterista si concludevano con la scelta di Vincenzo Giacomi, già componente dei Death Rays. Oggi 31enne, tipo gioviale, sempre allegro, animato da una gran voglia suonare, Vincenzo (mia vecchia conoscenza sin dai tempi del Liceo) si ambientò immediatamente e benissimo (facendo dimenticare a me e a Mariano i vani tentativi di “convincere” Roberto Vincitorio, dei bravissimi Nemesis (una band che ebbe un solo difetto: quella di essere nata in Italia). Il cambiamento di formazione coincise inoltre con il cambio di sala prove: ci spostammo infatti (per motivi logistici) a Cassino, presso la sala dell’ambiguo Walter Cipolletta (un passato da batterista con Rita Pavone - Adriano Pappalardo, un presente da lavoratore ANAS), scelta questa che alla lunga risulterà fatale (anche per la grande invadenza del suddetto Walter). Ricominciare non fu affatto facile, innanzitutto perché Vincenzo necessitava di un po’ di “rodaggio” (dato che non suonava da circa un anno) e poi perché si cerò di inserire un cantante di nome Michele (ex Preachers). Tempo due settimane ed il nuovo cantante fu congedato (non ho mai capito chi lo invitò ad unirsi a noi), non per sua scarsezza, quanto per incompatibilità con la proposta musicale del gruppo. Tra l’altro, ci lasciò vendendomi un basso (pressoché nuovo) ad un prezzo irrisorio, questo fu l’unico contributo concreto che diede al gruppo (e da quei giorni non lo vidi più). I cambiamenti non erano però finiti. Con una delle poche decisioni logiche prese a quei tempi, decidemmo di spostare Mariano al basso (vista la sorprendente abilità con cui lo suonava), mentre io tornai all’amata chitarra; sinceramente non so quanto ciò fece piacere a Bruno (che in precedenza aveva la responsabilità di tutti gli assoli), che divenne anche il cantante dei nuovi HB. Di lì a poco nasceva “Anime violate”, che sarebbe diventato il nostro cavallo di battaglia e le cui musiche/liriche furono scritte da noi quattro, segno di una rinnovata armonia tornata nella band dopo tante vicissitudini. Almeno così sembrava.


CAPITOLO 10
Garage Days (Revisited): la registrazione del demotape

E così, dopo circa due mesi di continue prove (Sabato sera e – follia - Domenica mattina con Mariano sempre instancabile tassista!), (su mia iniziativa), decidemmo di registrare il primo demo tape, sempre nella saletta dell’oscuro Cipolletta (non più presente alle nostre prove dopo precisa richiesta di lasciarci soli). I mezzi a disposizione, ovviamente, non erano dei migliori: un mixer vecchio di trent’anni, un piastra fantomatica, una serie di microfoni… stra abusati.Le registrazioni si tennero in un (tranquillo) weekend (di terrore) di Novembre e ad esse partecipò anche Anita, vocalist improvvisata nel brano “Another Day With You”, ballatona rock, la nostra composizione più recente. Quasi superfluo dire che quei due giorni furono contraddistinti da un nervosismo ed uno stress notevoli, che ci portarono spesso a litigare per i motivi più futili (Anita che non accettava alcun consiglio, Bruno che voleva suonare senza accordare, io che volevo suonare accordando trenta volte…). Credo che fu grazie alla perseveranza di Mariano e Vincenzo che riuscimmo a completare le registrazioni.Alla fine i brani portati a termine furono: “Anime Violate”, “Another Day With You”, “Change Your Reality” (mio discutibile esordio alla voce… e mio ego soddisfatto!) ed un’ introduzione (sempre con Anita alla voce).Considerando la scarsezza dei mezzi tecnici utilizzati penso che quello che ne venne fuori non possa definirsi malvagio.
Ma d’altronde…avete mai sentito qualcuno parlare male della propria musica?



CAPITOLO 11
Rust In Peace: i primi contrasti e l’ultimo concerto

Registrato il demo tape incominciarono i primi problemi. Le avvisaglie si ebbero nel momento in cui Anita fece il suo ingresso nella band (ingresso caldeggiato da Mariano, ma accettato, a malincuore, dai restanti), urtando la sensibilità artistica di qualcuno (che forse temeva di non essere più considerato il centro focale del gruppo). L’altro problema era quello della lingua da usare, problema questo secondo me direttamente collegato al precedente. In verità Bruno non conosceva l’Inglese e voleva usare l’Italiano in modo da escludere Anita e me (visti come “pericolosi concorrenti”). L’ultimo punto controverso riguardava il nome della band. Non so perché ma si decise di cambiarlo, penso che comunque fu una decisione dovuta all’instabilità (o meglio confusione generale) di quel periodo. Alla fine gli HB diventarono gli Hamis (dopo aver scartato Avalon, Essylt, La Strana Saletta e mille altri).
Fu inoltre deciso (nonostante la mia opposizione) che in futuro si sarebbe utilizzata la lingua italiana.
Con buona pace di qualcun altro.Arrivammo così al primo concerto programmato per il 16 Dicembre 1995 al Village Club, tragicomico pub situato in località Olivella.
Della serie: Ciociaria uber alles...il primo concerto degli Hamis (supportati dai giovanissimi The Heaven, che suonarono con la nostra attrezzatura) si svolse nelle usuali condizioni di assoluta precarietà tecnica (nessun mixer, acustica inesistente e pubblico a meno di mezzo metro di distanza da noi). Lo spettacolo (ammesso che si possa definire tale) non fu malvagio (a parte qualche diverbio con il pubblico di “amici”, pronto a sghignazzare al minimo errore), a parte il (noiosissimo) intro, suonammo “Anime Violate” (in due versioni: fast e slow. Identiche), “Motivator” (resa al doppio della velocità usuale), “Change This reality” (cantata da me ed “accorciata” grazie a un errore di Bruno), “Smells Like Teen Spirit”, “When I Come Around” (orrendo hit dei Green Day), riproposto anche nell’acclamato bis. Di questo concerto conservo un buon ricordo se non altro perché usai il mio nuovo gioiello (una chitarra Ibanez), atteso da tempo immemore; nemmeno il tempo di finire e corremmo a S. Giorgio a Liri per assistere a un concerto dei nostri amici romani Mindscape, autori di uno show di ottimo livello. Il giorno dopo ci saremmo dovuti esibire al pub Excalibur. Messi i vari rancori da parte, credo che quella sera fossimo davvero parecchio “carichi”, il tutto però si risolse nell’ennesima, enorme, beffa. Prima di suonare infatti (davanti a un pubblico pressoché inesistente) ci fu chiesto (ancora oggi stento a crederci) il pagamento delle nostre consumazioni (dimenticavo… con i nostri concerti non guadagnammo mai nemmeno una lira). A dir poco sdegnati, decidemmo all’unanimità di non suonare, nonostante i vari tentativi di convincimento del subdolo Cicero (la cosa grandiosa fu che le consumazione non le pagammo...senza suonare). Quella sera quindi suonarono soltanto The Heaven (sempre grazie a noi), molto più rilassati rispetto all’uscita della sera precedente. Fu quella l’ultima serata dal vivo degli HB (o meglio degli Hamis…che bel nome eh?).


CAPITOLO 12
Until It Sleeps: bye bye House Breaking

Quello che ne seguì portò al rapido scioglimento del gruppo. Mi allontanai dalla band per circa due mesi durante i quali fui totalmente assorbito dalla sessione d’esami invernale e, quando contattati nuovamente i miei (ex) compagni d’avventura... il gruppo non esisteva più.Mariano aveva deciso di andarsene motivando la sua decisione con i suoi impegni di lavoro e con Whiplash (la sua piccola etichetta discografica, rimasta tale negli anni). In realtà, credo che non ne potesse veramente più di quella situazione di stallo, da loro stessi creata. Erano dunque rimasti Bruno e Vincenzo (finalmente al timone da solo), cui si erano aggiunti prima Massimo Cappiello (oggi – secondo voci di corridoio - ridotto alquanto male) e poi Davide al basso. Non ho mai avuto la (s)fortuna di assistere a una loro prova, penso che comunque suonarono senza accordare nemmeno una volta. Nei mesi successivi ci furono vari tentativi da parte di Mariano (che conserverà per sempre, credo, il rimorso di non aver registrato “Ossessioni”, nostro ultimo brano, il migliore mai scritto, orecchiabile e potente come i Timoria sapevano un tempo essere) di riformare il gruppo con la speranza di incidere un Cd.
Speranza vana, come tante altre. In verità, un accordo di massima per tornare a suonare insieme era stato raggiunto, ma Bruno (impegnato con mille altre band da burla) seppur in apparenza favorevole, si dimostrò infine titubante ed il tutto si risolse in un nulla di fatto. Comunque sia, Mariano ed io decidemmo di pubblicare ugualmente il demo (ormai chiuso nel cassetto da sei mesi), accollandoci tra l’altro una spesa non indifferente, in modo da non vedere vanificati gli sforzi di oltre un anno di attività di gruppo.


CAPITOLO 13
A New Beginning: “Stories, 1996”

Credete sia facile far uscire un demo tape? Ebbene, non lo è affatto, non lo era nel 1996 (Internet era ancora una parola "strana"), anche “grazie” al nostro grafico (che viveva in Sardegna) e che era la persona più sbadata e pasticciona d’Italia! E così una cassetta che sarebbe dovuta uscire a Giugno…usciva ad Ottobre. Il demo si intitolava “Stories 1996” ed era composto da: un (noioso) intro (“Essylt”) del tutto fuori contesto, “Anime Violate”, “Change This Reality”, “Another Day With You” ed un outro strumentale (che vedeva impegnato alla chitarra l’ospite Mario Torcinaro). A questi brani in studio se ne aggiungevano quattro suonati dal vivo (“Anime Violate”, “Motivator”, “Change This Reality”, “When I Come Around”).La registrazione (occorre dirlo?) non era delle migliori, nonostante fosse stata remixata da Enrico Germani (ex chitarrista dei Nemesis e poi proprietario di uno studio di registrazione). (Che io sappia) il demo non è mai stato recensito da alcun giornale specializzato, nessuno me lo ha mai richiesto, me ne sono guardato bene dal farlo ascoltare a qualcuno ed era abbastanza penoso.
Tuttavia, non mi pento affatto di aver buttato dei soldi all’aria per contribuire a realizzarlo.
Allora era giusto farlo.
Anche se oggi non lo rifarei nemmeno se mi puntassero una pistola alla tempia.


THE END

Come avrete capito (ammesso che siate arrivati a leggere sino a qui) termina con il demo tape. Gli HB sono definitivamente morti e sepolti e non credo che questo racconto avrà un seguito. Nell'Agosto del 1997, non soddisfatti delle nefandezze sonore in precedenza (abbondantemente) propinate (ed in piena sindrome nostalgica), tentammo anche la carta della reunion, ma durò solo un giorno e fu una cosa davvero patetica, contraddistinta, tra l'altro da una tensione enorme. Almeno io, mi sentivo come a suonare con gente estranea, feeling zero e divertimento...sotto zero. Comunque sia, conservo bei ricordi di quell’esperienza anche se non penso serva molto basare la propria vita sui ricordi del passato, in caso contrario ci sarebbe il forte rischio di riviverli ogni giorno e francamente non è una cosa che fa per me. Va bene custodire gelosamente i “fantasmi del passato” mai guai a diventare a propria volta “fantasmi". D’ altronde se Seneca diceva: “(…) vindica te tibi et collige et serva tempus”, un motivo ci dovrà pur essere…


Completed on November 5th 1996 (revisited during the year 2003 Anno Sathanas)

© CM 2003

(Ben accetti suggerimenti, chiarimenti, insulti o proposte oscene a
mastrangel@libero.it)

Wednesday, March 15, 2006

FLASH N° N 205 Marzo 2006


And Music For All


"FLASH" NUMERO 205 - IN USCITA!!!!



DORO intervista/anteprima con una delle icone del classic metal europeo!
BEYOND FEAR intervista/anteprima con Ripper Owens e la sua nuova creatura!
DEATH SS l’apocalittico settimo sigillo di Steve Sylvester!
SEPULTURA il possente Derrick Green novello Dante Alighieri?
LIV KRISTINE l’incantevole singer norvegese “balla da sola”!
AXXIS Will God Remember Us? I tedeschi al disco della svolta!
MACBETH il goth rock della “signora omicidi”!
NEIL ZLOZOWER intervista col fotografo di Aerosmith, Kiss, Van Halen, Rolling Stones e Led Zeppelin!
THE BLACK Mario Di Donato ripercorre una carriera lunga una vita!
BENEDICTUM Veronica Freeman comes to Italy! San Diego-Milano: tutto in cinque giorni!
CRUCIFIED BARBARA reportage e backstage del tour italiano!

DISCHI DEL MESE
Lacuna Coil: the silence is broken!
Venom: il Male di nuovo tra noi!
Rob Zombie: The Devil Inside

ALTRE USCITE
Aborym, Ace Frehley, Andre Andersen, Bal-Sagoth, Blackmore's Night, Covenant, Dark Lunacy, Death SS, Eldritch, Ensoph, Helstar, Ian Parry, Jadis, Jim Peterik, Jorn, Killing Joke, Maryslim, Mystic Prophecy, Nasum, Paul Sabu, Pentagram, Revolting Cocks, Sadus, Shadowman, Slave To The System, Trouble, Type O Negative, Robbie Valentine, Witchery… per un totale di 117 recensioni!

LADIES POWER - L'ALTRA FACCIA DEL ROCK
Questo mese sono nostre gradite ospiti quattro autorevoli rappresentanti della nuova scena metal europea: Floor Jansen, Sabine Edelsbacher, Helen Vogt e Carmen Elise Espanaes, frontwomen di After Forever, Edenbridge, Flowing Tears e Midnattsol!

BACKSTAGE 10X10 - IL ROCK VISTO DA DIE